Il Rapporto fra la Giustizia ed il Diritto
Il raffronto fra la giustizia ed il diritto trova antichissime origini, così come la lotta per il diritto e lotta per la giustizia.
La giustizia ed il diritto non coincidono, non sono sinonimi.
La definizione di “DIRITTO” nel dizionario è la seguente:
“Complesso ordinato di norme, variabili da tempo a tempo e da popolo a popolo, che prescrivono o vietano determinati atti e comportamenti, con lo scopo di regolare i fondamentali rapporti su cui si regge l’organizzazione, la convivenza e la sopravvivenza della società, e disciplinare le relazioni intersoggettive, stabilendo insieme le sanzioni e gli altri mezzi adatti a impedire le azioni più dannose per il gruppo sociale e a prevenire o risolvere i conflitti e le tensioni che possono minacciare l’ordine, la pace e la sussistenza stessa del gruppo”.
Oppure: “L’atto di un organo (monocratico o collegiale) investito della c.d. funzione legislativa” (Treccani, dizionario).
Invece la definizione di “GIUSTIZIA” è la seguente:
“Virtù eminentemente sociale che consiste nella volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui”, oppure “il riconoscimento ed il rispetto dei diritti altrui, sia come consapevolezza sia come prassi dell’uomo singolo e delle istituzioni” (Treccani) ;
“Principio morale, virtù, consistente nel dare a ciascuno il dovuto, nel giudicare con equità, con equa ripartizione dei beni e abolizione di ogni forma di sfruttamento” (Corriere, definizione preferita):
Dunque il diritto, emanato da organo potestativo, non necessariamente è “giusto”, è soltanto atto di potere cui bisogna sottostare, pena possibili sanzioni.
Chi eredita un patrimonio (pensiamo al figlio di Rockefeller) è ricco, benestante “di diritto”: è “legittimato” ricco.
Invece Il figlio di un povero indigeno del deserto sub sahariano è povero “di diritto” : ma ciò non significa affatto che tale condizione di povertà e miseria (in senso economico) sia “giusta”.
Il primo vivrà, secondo “il diritto”, ricco ed in agiatezze tutta la vita.
La sua ricchezza, cioè, anche se discesa per eredità e, quindi, non conseguente a peculiari meriti, è “accettata”, è “legale”.
Il sub sahariano, invece, rischierà di vivere (“ingiustamente”) in miseria la propria esistenza.
I LATINI acutamente ci hanno lasciato questo insegnamento:
“Auctoritas non veritas facit legem”,
ovvero il potere fa le leggi, ma non fa la verità.
La sentenza emana un atto cogente, che va eseguito, ma non è necessariamente “giusta”.
Essa, naturalmente, per imprescindibili esigenze di certezza del diritto e di convivenza pacifica, va sempre e comunque rispettata.